ATTRAVERSARE L’INVISIBILE
Benevento | Città candidata a Capitale Italiana della Cultura
Confrontarsi con l’invisibile è un atto quotidiano che guida e indirizza il nostro agire. È attraverso l’invisibile che condividiamo valori, emozioni e desideri di futuro nell’esercizio di relazione che costruisce comunità.
Benevento, Pietrelcina e il territorio sannita, con la propria candidatura a Capitale Italiana della Cultura, offrono il patrimonio culturale, materiale e immateriale, identitario, comune e condiviso, come traccia di esplorazione dell’invisibile legame tra l’origine, l’essenza e il divenire.
La montagna nella sua materialità di pietra è paesaggio, ma assume nella sua accezione popolare, “la dormiente”, una dimensione altra che evoca un rapporto tra uomo e natura denso di misteri e reciproche influenze.
Spiritualità e mistero avvolgono Pietrelcina che di San Pio custodisce la memoria e incarna i valori di fratellanza. I Sanniti, i Romani, i Longobardi, i Bizantini e infine, ma per quasi mille anni, lo Stato Pontificio, hanno edificato la città di Benevento, costruito le strade imperiali, invaso il territorio di bellezza oggi testimoniata dalla presenza di beni – visibili e invisibili – all’interno di due siti seriali UNESCO, ma hanno ancor di più forgiato l’anima di una comunità che si distingue per le sue unicità. La scrittura e il canto beneventani testimoniano il carattere di un popolo capace di accogliere culture diverse che confluiscono in un unicum che è nel contempo fondamento identitario e chiave di accesso a linguaggi universali.
Il culto di Iside lascia emergere non soltanto le testimonianze culturali dell’antico Egitto coltivate dai romani, ma il mistero delle streghe e le tradizioni popolari che esso ha generato e che fanno ormai parte integrante delle tradizioni sannite. Male e bene, nel vecchio e nuovo nome della città, amplificano il senso spirituale e invisibile che sembra trasportato dai fiumi che non attraversano, ma custodiscono la città e dai quali la città impara a difendersi senza mai rinnegarne la presenza. Attraversare l’invisibile è un invito al mondo intero per ritrovare nella storia, nei monumenti, nelle strade e nei paesaggi del Sannio il percorso ideale per costruire nuove visioni di futuro che siano tensione verso la fratellanza e la pace. È l’invito rivolto agli artisti per Produrre la loro Arte e Coltivare Empatia. Azione culturale che è essa stessa acronimo di pace perché è oggi intimamente urgente confrontarsi con l’incapacità dell’uomo di costruire percorsi di pace.
Coltivare l’empatia come dimensione individuale e collettiva di confronto e relazione è la responsabilità che la candidatura di Benevento e Pietrelcina assume per esercitare il ruolo di capitale italiana della cultura. Responsabilità assunta nei confronti delle comunità locali per superare le criticità del territorio e costruire futuro ma, anche, responsabilità verso l’Italia intera che il mondo guarda come culla di cultura, arte e pensiero. Attraversare l’invisibile è necessario per riscoprire le connessioni e i conflitti che hanno guidato il costruire la città nelle sue stratificazioni culturali. Città fabbricata dall’uomo in relazione continua con il trascendente. Fabbricare una città è un processo complesso, stratificato, in cui si intrecciano elementi fisici, simbolici, culturali, sociali ed emozionali. Una città non si fabbrica soltanto con materiali da costruzione: si fabbrica con idee, relazioni, memorie e visioni condivise. È un organismo vivente, in continua evoluzione, il cui funzionamento dipende dall’equilibrio dinamico tra forma e funzione, tra spazio e significato.
Non solo costruire, ma fabbricare una città è un atto politico, etico e culturale. È progettare un ecosistema complesso dove spazio, tempo, materia e senso si intrecciano secondo dei principi guida: la centralità della persona umana, la qualità dell’abitare lo spazio pubblico, la continuità tra passato, presente e futuro, l’equilibrio tra costruito e naturale. La città è un organismo che respira, che apprende, che evolve. Attraversare l’invisibile è un viaggio culturale collettivo per la costruzione della città utopica, ma possibile, del domani come luogo di pacifica convivenza. Fabbricare la città invisibile significa dare forma a ciò che non ha corpo: la spiritualità che torna a farsi bisogno, la cittadinanza che cresce su valori comuni, la convivenza che si costruisce non solo nello spazio fisico, ma nelle trame sottili delle relazioni. I luoghi del fabbricare (lo stabilimento del liquore Strega, l’ex stabilimento del pastificio Rummo, la manifattura tabacchi, ma anche i mulini e i luoghi delle produzioni agroalimentari del territorio) hanno già sperimentato il loro rapporto con l’invisibile e l’immateriale.
Benevento, Pietrelcina e i comuni del Sannio sono il luogo ideale per questa sfida. Per la loro riservatezza, che ha protetto le relazioni autentiche; per la loro storia stratificata, che da sempre intreccia popoli, leggende e visioni. Per il loro potenziale pronto a rivelarsi attraverso il programma culturale per la candidatura a Capitale italiana della Cultura 2028. È questo il senso di una candidatura aperta, che nasce dalla volontà dell’amministrazione comunale di condividere, con l’operoso impegno e il generoso investimento di risorse della Fondazione di Comunità di Benevento, un processo di progettazione partecipata denso e profondo che ha generato più di 150 proposte e un confronto continuo per la definizione del dossier. Un progetto che coinvolge tutti gli attori del territorio e che prevede un piano di azioni trasversali al programma culturale per garantire la sostenibilità del processo.
Sono tre le sezioni del programma: spazi e luoghi, soglie e percorsi, valori e visioni. Sezioni esplorate dagli artisti coinvolti con progetti site specific che nascono dal territorio e che affrontano i temi universali del presente. Un programma che coinvolge e valorizza tutte le discipline artistiche del contemporaneo in relazione con la storia e le eredità del passato, che recupera il rapporto con il Teatro, che a Benevento è stato ed è una presenza sociale oltre che culturale. Dal teatro romano, in pieno centro storico, ai tanti luoghi di spettacolo, piccoli e grandi, che ospitano non soltanto le eccellenze nazionali, ma anche le piccole compagnie cittadine. Un programma di relazioni tra locale, nazionale e internazionale, capace di creare contaminazione.
Attraversare l’invisibile è un atto collettivo: un’indagine che si traduce in azione artistica e sociale sul tessuto urbano non percepito, un invito a immaginare e a costruire un modello di sviluppo che non divide, ma connette. In un tempo in cui le comunità rischiano di frammentarsi per il prevalere dell’individualismo, concentrato sul possesso dei beni materiali e sull’affermazione autoreferenziale dell’io contro l’altro, Benevento e Pietrelcina, in questo esercizio di virtuosa e concorde iniziativa di promozione condivisa e aperta, offrono il terreno ideale per coltivare la ricerca e la concreta attuazione di nuove, o forse antiche, pratiche di convivenza fondate sull’empatia. Sono questi i principi che hanno guidato la progettazione del logo di Benevento 2028: un sigillo che racchiude in sé memoria e visione, un intreccio di forme essenziali che restituiscono l’anima della città. Il perimetro poligonale è metafora architettonica, evocazione dell’antico intra moenia, la vita “tra le mura”. È lo spazio, protetto e condiviso, nel quale la comunità cresce, custodisce i suoi valori, intreccia relazioni.
All’interno si muovono i segni primari che narrano Benevento: i fiumi Sabato e Calore, vene vitali che scorrono come memoria e futuro; l’Arco di Traiano, soglia di pietra e simbolo di accoglienza; la pianta stellare della Chiesa di Santa Sofia, geometria sacra che unisce cielo e terra; il Teatro Romano, cerchio essenziale che rimanda alla dimensione comunitaria della parola e della scena. Ogni simbolo è frammento di storia e, insieme, promessa di futuro. Questa geometria sacra, antica e armoniosa, innesta nel simbolo la dimensione spirituale e multiculturale della città. Il tratto materico e irregolare restituisce la forza arcaica della pietra e del graffito, della manualità di un artigiano, dell’agire, mentre il blu-viola vibrante di energia trascendentale proietta la città attraverso un linguaggio contemporaneo e universale nella dimensione spirituale e onirica, immateriale, quasi metafisica. Così, il logo diventa una città-simbolo, fabbricata tra mura reali e invisibili: un luogo che custodisce la sua identità millenaria e la trasforma in energia culturale, pronta a dialogare con il mondo.