A CASTELVETERE (AV) IL FAI: LA MACCARONARA COME MEMORIA DELLA TERRA

Un rito di mani antiche che resiste alla fame di oblio del nostro tempo.
Là, in Irpinia, il piccolo borgo di Castelvetere ha ospitato un gesto di memoria, quasi un atto di resistenza contro il tempo che scorre. Promosso dai volontari del FAI Giovani di Avellino, in collaborazione con la Pro Loco di Castelvetere, l’evento non è stato una festa, ma un rito: mani di donne, mani antiche, hanno insegnato a intrecciare farina e acqua come si intrecciano le vene della terra.
La maccaronara – pasta povera, dura, testarda – ha preso forma sul legno, tra gesti lenti e severi, come se ogni movimento custodisse una verità che il mondo moderno ha già dimenticato. Il paese, con i suoi vicoli stretti, ha aperto il ventre della sua storia ai passi di chi voleva capire, non solo guardare. Le pietre, le case, persino l’aria odorosa di legna e farina, sembravano parlare un linguaggio che non ammette inganni: la bellezza è un fatto di resistenza, non di consumo.
E infine il sapore – la maccaronara spezzata nei piatti, fumante – non era solo cibo. Era il segno di una comunione fragile e antica, come un atto politico senza proclami. Un pomeriggio che ha voluto dire, con una voce sommessa: “Non tutto è perduto”.

TOP